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Canali forse scavati dall'acqua sul
pendio di un piccolo cratere nei pressi del Cratere Newton.
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Dal momento che Marte si è formato in una regione più esterna del Sistema Solare ecco che è probabile che su di esso si sia condensata una quantità di acqua originariamente ancora maggiore che sulla Terra. Parte di quest'acqua però, data la debole gravità, è sfuggita nello spazio interplanetario e parte è forse rimasta imprigionata sotto forma di un profondo strato di permafrost nel sottosuolo di Marte.
Sembra che, nell'antico passato, sia stato presente un
grande oceano battezzato Oceanus Borealis
(una ricostruzione dell'Oceano Borealis). Sono infatti visibili ancora oggi
i segni lasciati dallo scorrimento dell'acqua: canali sinuosi con tanto di
affluenti, fondi di laghi asciutti con depositi di detriti portati
dai fiumi, pezzi di scarpate continentali generati dal moto ondoso dell'Oceano
Borealis del tutto simili a quelle terrestri. I residui della scarpata
corrono lungo la separazione tra l'emisfero craterizzato e quello liscio;
la parte pianeggiante potrebbe essere il fondo dell'antico oceano marziano.
Un'altra prova è la presenza di una scarpata di circa 8 km di altezza
che separa l'Olympus Mons dai terreni circostanti forse dovuta al moto
ondoso, per cui il vulcano sarebbe stato un'isola nell'oceano!
I depositi di ghiaccio ai poli
suggeriscono che i maggiori cambiamenti
si sono verificati nell'orbita del pianeta!
Anche le variazioni orbitali di Marte possono aver determinato profondi cambiamenti climatici.
Certamente l'effetto combinato di questi tre fattori orbitali ha prodotto consistenti variazioni nel clima. Ci sarebbe quindi stato un periodo in cui il pianeta era più caldo ed in grado di trattenere l'acqua in superficie. Le formazioni della Valles Marineris sembrano confermare questa ipotesi, dimostrando che in un lontano passato vi erano estesi laghi e mari.