Ulteriori note sulle immagini di Marte
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Immagine di Marte ripresa dal Telescopio Spaziale il 25 febbraio
del 1995. Primavera su Marte.
Cortesia Philip James, University of Toledo:
Steven Lee, University of Colorado; e NASA.
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Emisfero di Marte centrato sul cratere d'impatto
(di diametro di 450 km) che porta
il nome dell'astronomo italiano Schiaparelli con
indicazioni delle strutture principali.
Le striature scure con margini brillanti che si diramano dalla regione
Oxie Palus (a sinistra in alto nella immagine) sono causate dalla
erosione e/o dalla azione dei venti. Le aree più
chiare a sud, che includono il bacino da impatto Hellas nella zona
in basso a destra, sono coperte
di diossido di carbonio congelato.
Cortesia USGS.
- Emisfero di Marte centrato
sulla Valles Marineris con
indicazioni delle strutture principali.
Immagini di Marte del Mariner 4 e Mariner 9
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La prima immagine di Marte presa dal
Mariner 4, mostra una zona di 330 km
x 1200 km con ad ovest l'Elysium
Planitia e ad est l'Arcadia Planitia.
La risoluzione è di circa 5 km ed il nord è in alto.
Cortesia NASA/JPL.
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Immagine centrata a 25 nord e 185 est
presa dal Mariner 4, tra l'Elysium
Planitia e l'Amazonis Planitia in
un’area di 500 x 900 km da un’altezza di 16000 km.
Cortesia NASA/JPL.
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La prima immagine dell Mariner 4, nell'Amazonis
Planitia, che mostrò la presenza di crateri su Marte.
Cortesia NASA/JPL.
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Un'immagine del Mariner 9 della
zona nota come "il labirinto" ad ovest della
Valle Marineris. La zona è grande circa
400 km e è centrata a 6 S e 105 Ovest, il nord è in alto
Cortesia NASA/JPL.
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Il Polo Nord di Marte ripreso dal Mariner 9.
Presa il 12 ottobre del 1972 un mese dopo il
solstizio estivo di Marte. La calotta polare è grande circa 1000 km
Cortesia NASA/JPL.
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Immagine del Mariner 9 della caldera
centrale del Monte Olympus. La struttura
a destra è ampia circa 30 km, mentre
la caldera nel suo complesso è alta 29 km sulla superficie di Marte.
Cortesia NASA/JPL.
La superficie di Marte
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Questa immagine è il risultato di un
modello numerico del processo
di convezione che, agendo all'interno del mantello di Marte, può avere
prodotto la regione del Tharsis Tholus. I diversi colori rappresentano
variazioni di temperatura; le regioni "fredde" sono in rosso mentre quelle
"calde" sono in blu e grigio: tra regioni fredde e calde vi sono differenze
di temperatura di circa 1000° (gradi Celsius).
Il materiale caldo tende a risalire
verso la superficie e preme contro di essa mentre quello freddo
tende a tirare la superficie in basso.
Cortesia: Walter S. Kiefer, Amanda Kubala, e LPI.
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La
mappa di Marte (alta risoluzione).
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La
mappa di Marte (bassa risoluzione).
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Mappa in proiezione sinusoidale di Marte. I colori rappresentano
quote diverse. Cortesia Calvin J. Hamilton.
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Mappa in proiezione sinusoidale di Marte. I colori
rappresentano quote diverse.
Cortesia Calvin J. Hamilton.
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Immagine della
Valles Marineris che è
un enorme sistema di canyons lungo più
di 3000 km e largo sino ad 8 km.
che occupa un quinto della circonferenza di Marte ad una latitudine
di circa 10° (gradi) e che sia allunga, nella direzione parallela
all'equatore, per più di 3000 km dalla regione Noctis
Labyrinthus, un sistema arcuato di fosse ad ovest, fino al terreno caotico
che si presenta ad est. Si compone di molti antichi ed immensi canali
che nascono dal terreno e dal sistema di canyons al centro della
struttura e "scorrono" verso nord.
La massima profondità è di 7 km ed i singoli
canyons hanno larghezze
che possono raggiungere i 200 km e nella zona centrale, dove si trovano
tre crepacci paralleli e collegati fra loro, si arriva ad una larghezza
massima di 700 km.
Cortesia USGS.
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Sebbene la Valles Marineris sia stata originata
da attività tettonica
è però stata modificata da altri processi.
L'immagine mostra un dettaglio delle pianure nella parte sud della
Valles Marineris.
Cortesia Calvin J. Hamilton.
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Una
panoramica del sistema di canyons della
regione centrale della Valles Marineris detta Candor Chasma.
Ricostruzione tridimensionale centrata a -5° (gradi) di
latitudine e 70° (gradi) di longitudine fatta con un mosaico
di immagini inviate dalle sonde Viking 1 e 2. La geomorfologia di
questa regione è molto complessa in quanto risente dell'azione
della tettonica, dei venti e forse anche dell'erosione dell'acqua
e del vulcanesimo. Cortesia USGS.
La superficie di Marte vista dai Viking Lander 1 e 2 e dall'orbiter
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Un'immagine di un cratere al bordo della
Kaseis Vallis presa dall'orbiter del Viking 1.
Il cratere ha un diametro di 18 km.
Cortesia NASA/JPL.
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Il cratere Pickering visto dall'orbiter del
Viking 1mostra dei flussi di lava originati
dal Monte Arsia lontano 1500 km. I flussi
di lava sono visbili entro 120 km dal picco centrale del cratere.
Cortesia NASA/JPL.
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La zona in Chryse Planitia
in cui è atterrato il Lander
del Viking 1, l'immagine è circa 50 km di diametro
Cortesia NASA/JPL.
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Un disegno che rappresenta
la simulazione dell'atterraggio del Viking Lander
sulla superficie di Marte. Il primo dei due moduli atterrò su Marte
il 20 luglio 1976 il secondo toccò la superficie del pianeta rosso
il 3 settembre del 1976. Ciascun modulo portava degli strumenti che
esaminarono le proprietà fisiche e magnetiche del suolo marziano
ed analizzarono la composizione dell'atmosfera e le nubi di Marte. (Disegno).
Cortesia NASA/JPL.
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Apertura del paracadute del modulo del Viking. (Disegno).
Cortesia NASA/JPL.
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Atterraggio del modulo del Viking. (Disegno).
Cortesia NASA/JPL.
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Vista del suolo marziano dal Viking Lander 2.
Cortesia NASA/JPL.
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Vista del suolo marziano dal Viking Lander 2.
Copia di Calvin J. Hamilton.
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Vista della superficie di Marte nei dintorni del Viking Lander 2.
Copia di Calvin J. Hamilton.
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Vista della superficie di Marte nei dintorni del Viking Lander 2.
Copia di Calvin J. Hamilton.
Strutture vulcaniche sulla superficie di Marte.
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Il vulcano
Olympus Mons è la più alta
montagna di Marte. È un vulcano
spento a scudo simile a quelli delle Hawaii. Il centro del vulcano
ha una caldera sommitale alta 24 km rispetto alle pianure circostanti.
Sotto al cratere sta una scarpata larga circa 550 km ed alta alcuni km ed
oltre alla scarpata c'è un fossato di lava fuoriuscita dal vulcano.
Cortesia NASA/JPL.
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Questa ricostruzione tridimensionale
dell'
Olympus Mons è una combinazione di
diverse immagini, ottenute da differenti punti di vista, dell'Olympus Mons
da diverse sonde spaziali. Il mosaico finale mostra l'Olympus Mons
così come sarebbe visto da nord-est.
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Tharsis Tholus misura circa 150 km di diametro ed è alto 8 km.
Le pareti est ed ovest sono profondamente incise a causa
del fatto che, dopo il flusso di lava, il centro del vulcano è collassato.
Cortesia Calvin J. Hamilton.
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La caldera vulcanica
sulla sommità del Tharsis Tholus.
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Un sistema di
caldere vulcaniche con diversi centri di collasso.
La struttura circolare più in basso mostra ancora
i segni del flusso della
lava. La parete sud della caldera ha almeno 3 km di altezza con una pendenza
media di 26° (gradi).
Cortesia Calvin J. Hamilton e LPI.
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Ceraunius Tholus (in basso) e Uranius Tholus (in alto).
Ceraunius Tholus è grande quanto la
maggiore delle isole delle Hawaii.
Si notano a lato dei due crateri vulcanici anche diversi crateri da impatto.
Cortesia Calvin J. Hamilton e LPI.
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Ricostruzione di Ceraunius Tholus
(a destra) e Uranius Tholus
(a sinistra). La vista di questa proiezione tridimensionale
è da nord-est. Cortesia Calvin J. Hamilton.
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L'
Ulysses Patera fa parte di una
classe di vulcani moto più piccoli degli
altri vulcani a scudo. La sommità consiste di una caldera circolare
con un piano smussato che ha raccolto i resti di due crateri da impatto.
Cortesia Calvin J. Hamilton e LPI.
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Ricostruzione tridimensionale dell'Ulysses Patera.
Cortesia Calvin J. Hamilton.
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È una regione di
vulcani negli altopiani a sud molto diversa
nella sua morfologia dalla regione dei vulcani Tharsis Tholus
ed Elysium Mons.
Ha piccoli rilievi verticali di altezza minore di 2 km.
Cortesia Calvin J. Hamilton e LPI.
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Ricostruzione tridimensionale della Tyrrhena Patera.
La dimensione verticale
è stata esagerata per meglio rendere i dettagli della struttura.
Cortesia Calvin J. Hamilton.
Segni dell'azione dell'acqua sulla superficie di Marte.
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Si notano in questa immagine chiari esempi di
erosione prodotti nel passato
da un sistema di grandi inondazioni e piccoli sistemi di fiumi.
Cortesia NASA/JPL.
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Canali scavati dall'
azione dell'acqua a nord e ad est della
Valles Marineris nella Ares Valles.
La erosione prodotta dall'acqua ha scavato queste
strutture ad isola in conseguenza della diffusione dell'acqua
attorno ai crateri (di raggio 5-8 km). Il flusso di acqua si
è svolto da sud a nord: dall'alto al basso della immagine.
Cortesia Calvin J. Hamilton e LPI.
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Nell'emisfero nord di Marte (la Maja Valles a nord
e la Vedra Valles a sud) si trovano
questi
sistemi di canali che rivelano
la presenza di antichi letti fluviali.
Il cratere d'impatto al centro dell'immagine ha un diametro di 75 km.
I "canali fluviali" si estendono per alcune centinaia di km ed hanno
una distribuzione simile a quella dei sistemi fluviali terrestri. Queste
immagini costituirebbero la "prova" che anticamente esisteva
acqua sulla superficie di Marte, la maggior parte della
quale è però sfuggita nello spazio
interplanetario mentre in piccole porzioni è rimasta, sotto forma di
ghiaccio, al polo sud. Cortesia NASA/JPL.
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Altri chiari esempi di
erosione sulla superficie di Marte.
Cortesia NASA/JPL.
I poli di Marte.
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Polo sud di Marte.
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Vista obliqua del
polo nord di Marte: a differenza del polo sud
è costituito di acqua ghiacciata.
Cortesia Calvin J. Hamilton e LPI.
La sfinge marziana
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La
sfinge sulla superficie di Marte. Questa immagine mostra la famosa "faccia
di Marte" che molti scrittori hanno ritenuto una prova di vita intelligente
su Marte. Molto più probabilmente si tratta di una collina nelle pianure
del nord che è stata erosa così da darle una apparenza di una faccia.
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La
sfinge sulla superficie di Marte ricostruita dal Viking1.
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La
sfinge sulla superficie di Marte ricostruita dalla MOC
(Mars Orbiter Camera) del Mars Global Surveyour (MGS)
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La
sfinge sulla superficie di Marte ricostruita dalla MOC
(Mars Orbiter Camera) del Mars Global Surveyour (MGS)
Formazioni nuvolose dell'atmosfera di Marte.
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Lungo i bordi delle calotte polari sono comuni delle
aree cicloniche durante la
tarda estate e l'autunno. Questa tempesta è situata nei pressi
del polo nord di Marte. Sullo sfondo la zona ghiacciata
del polo nord.
Cortesia Calvin J. Hamilton.
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Sono mostrate delle onde di Lee
che si formano per la interazione con un grande ostacolo.
Si hanno spesso ai bordi delle calotte polari e nelle regioni Tharsis e
Lunae Planum.
Cortesia Calvin J. Hamilton.
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Un altro esempio di
onde di Lee associate ad un cratere ad impatto.
Si nota nelle nubi una certa periodicità nella loro struttura.
Cortesia Calvin J. Hamilton.
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Spesso della
"nebbia" appare nei bassipiani di Marte. Tipicamente si presenta
nell'emisfero meridionale nelle regioni Argyre Planitia ed
Hellas Planitia. Cortesia Calvin J. Hamilton.
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Nubi su Marte. Si tratta di un insieme di nubi che mostrano una doppia
periodicità. Si formano in prossimità
del polo nord di Marte e nelle
regioni Tharsis e Syria Planitia.
Cortesia Calvin J. Hamilton.
I satelliti di Marte.
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Immagine di Deimos.
Cortesia NASA/JPL.
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Mappa di Deimos (ricostruita in italiano).
Cortesia P. Thomas, NASA/JPL.
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Immagine di
Phobos satellite di Marte. Si notano delle lunghe striature causate
dall'impatto con dei meteoriti in particolare il cratere Stickney.
Cortesia NASA/JPL.
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Il
cratere Stickney sulla superficie di Phobos. Date le piccole dimensioni
di Phobos si tratta di un cratere gigante.
Cortesia NASA/JPL.
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Immagine
composta di alcuni dei principali asteroidi + Deimos e Phobos.
Cortesia NASA/JPL.
Note:
- ESA - Agenzia Spaziale Europea.
- JPL - Jet Propulsion Laboratory.
- NASA - National Aeronautics and Space Administration.
- SPL - Science Photo Library.
- STScI- Space Telescope Science Institute.
- USGS- United States Geological Service.