Jean Chappe d'Auteroche (1722-1769)

 

 

Transito del 6 giugno 1761

Su invito dell'Accademia Imperiale Russa, l'Académie des Sciences inviò Chappe ad osservare il transito di Venere del 1761 a Tobolsk, nel bassopiano siberiano occidentale, a 5000 km da Parigi.

 

    Il viaggio presentava non poche difficoltà, il tempo stringeva ed occorreva muoversi in pieno inverno, inoltre, la spedizione francese doveva passare per San Pietroburgo a rendere omaggio all'Accademia russa, allungando così il tragitto. Chappe pensò allora di compiere parte del viaggio per mare su di una nave olandese che avrebbe navigato lungo le coste del nord Europa. Un ritardo nella preparazione del corredo di strumenti scientifici impedì l'imbarco; questo si rivelò un evento incredibilmente favorevole per la spedizione, dato che la nave naufragò sulle coste svedesi prima di giungere a destinazione.

 

    Chappe e i suoi partirono sul finire di novembre del 1760 alla volta di Strasburgo. Le tappe successive sarebbero state Vienna e Varsavia, poi da San Pietroburgo avrebbero continuato verso Mosca per giungere, infine, in Siberia. Pochi giorni di percorrenza in carrozza su strade alquanto scomode portarono alla decisione di raggiungere Vienna  lungo il Danubio. Le intense nebbie invernali ritardarono la navigazione, il che permise a Chappe di realizzare una mappa della parte superiore del Danubio; inoltre, quando l'imbarcazione era costretta a fermarsi, egli scendeva a terra e scalava le montagne per misurane l'altezza mediante il barometro.

J. Chappe, Voyage en Sibérie, Parigi, 1768.

 

    Da  Vienna il viaggio continuò nuovamente in carrozza e poi in slitta, le difficoltà maggiori erano legate al passaggio dei fiumi semighiacciati: i ponti erano inesistenti e passare sul ghiaccio era assai pericoloso. Quando Chappe arrivò a San Pietroburgo, gli astronomi russi avevano organizzato spedizioni in luoghi più vicini per osservare il transito, ritenendo impossibile raggiungere la meta originaria in tempo utile. Chappe, però, non era dello stesso avviso e, con la grande tenacia e spirito d'avventura che lo avevano sempre contraddistinto, all'inizio di marzo partì alla volta di Mosca diretto a Tobolsk, in Siberia.

 

    Era indispensabile avanzare di gran fretta per precedere il disgelo che avrebbe reso impossibile la prosecuzione del viaggio. A pochi passi dalla meta, Chappe dovette superare una nuova prova. Bisognava attraversare il fiume Tobol, ma i suoi accompagnatori si rifiutavano di passare sul ghiaccio oramai troppo sottile e fragile. Chappe, allora, si comportò da stregone; disse che il termometro era uno strumento magico, lo scaldò con le mani e poi, esposto nuovamente all'aria, disse che, se il liquido al suo interno fosse sceso, allora avrebbe permesso il guado e così fu. Giunti sull'altra sponda del fiume, Chiappe fu colpito da convulsioni per aver preso coscienza del grande rischio che aveva fatto correre a sé e ai compagni.

 

    La spedizione giunse a destinazione il 10 di aprile, quasi due mesi prima del transito previsto per giugno ed osservato interamente grazie a condizioni meteorologiche favorevoli.

J. Chappe, “Addition au Mémoire précédent”, Mémoires de l’Académie des Sciences, 1761.

 

Transito del 3 giugno 1769

Abbandonato il freddo della Siberia, Chappe guidò una nuova spedizione in occasione del transito di Venere del 1769, questa volta nel nuovo continente, in un luogo a sud della California.

 

    Partiti nel marzo del 1768, dopo due mesi e mezzo di navigazione nell'Atlantico, sbarcarono nel porto di Vera Cruz. Da qui dovettero percorrere mille chilometri per raggiungere la costa sul Pacifico; un cammino lungo due mesi tra montagne, deserti e un caldo insistente che compromise anche le loro riserve alimentari. Da San Blas, sulla costa orientale del Messico, navigarono più di un mese verso il golfo della California, diretti a San José del Cabo.

 

    Raggiunta con fatica la meta, era passato più di un anno dalla partenza e mancavano solo tredici giorni al transito. Appena sbarcati, furono informati dalle tribù indigene della presenza di una spaventosa epidemia, forse di tifo, che stava decimando la popolazione. Le alternative che si presentavano a Chappe e compagni erano di rinunciare alle osservazioni del transito per sfuggire al contagio, oppure di rischiare la propria vita per amore della scienza. Decisero di fermarsi, seguirono il transito del 3 giugno e rideterminarono la longitudine del luogo sfruttando l'eclisse di Luna del 18 giugno. Due giorni dopo, l'epidemia iniziò a colpire anche i componenti della spedizione: Chappe morì il primo di agosto, mentre di tutto il gruppo rimase un solo superstite.