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Gio
Domenico Cassini (Perinaldo, 8 giugno 1625
- Parigi, 14 settembre 1712)
(alias: Gian. Domenico Cassini, Iohannes Dominicus
Cassinus, Giovanni Cassini, Cassini I)
Tratto da:
Fabrizio Bònoli, Daniela Piliarvu; I Lettori di Astronomia presso lo Studio
di Bologna dal XII al XX secolo, Clueb, Bologna, 2001.
Gian Domenico Cassini occupa un posto rilevante nella storia dell’astronomia per
i grandi contributi dati allo sviluppo sia strumentale, che osservativo e
teorico di questa disciplina. Diede, inoltre, origine ad una dinastia di
astronomi paragonabile a quella degli Herschel e degli Struve.
Cassini nacque a Perinaldo, in provincia di Imperia, l’otto giugno 1625. Dopo
aver appreso le nozioni elementari da uno zio materno e aver studiato alla
scuola di padre Giovanni Francesco Aprosio, fu mandato a completare gli studi
nel collegio dei Gesuiti di Genova, dove rimase dal 1638 al 1642. In questi anni
dimostrò grande vivacità intellettuale, apprendendo filosofia, teologia e
matematica e manifestando un interesse particolare per la poesia, ma soprattutto
per l’astronomia. Infatti, sotto la guida di Gian Battista Baliani, autore di
opere di fisica e di matematica, raggiunse sin da giovane fama di valente
astronomo, al punto che il marchese Cornelio Malvasia, senatore della città di
Bologna e cultore di astronomia, lo invitò ad occuparsi del suo osservatorio
privato a Panzano, nel modenese. Accettando la proposta del nobile bolognese,
Cassini iniziò la prima parte della sua carriera. Nel 1650, gli venne affidato
l’insegnamento nello Studio bolognese, dove ebbe l’opportunità di incontrare
valenti matematici ed astronomi come i padri Ricci e Bettini, Montalbani,
Mengoli e soprattutto i gesuiti Riccioli e Grimaldi, i quali lo convinceranno
dell’importanza di osservazioni celesti accurate e sistematiche e della
necessità dello sviluppo e della costruzione di nuove strumentazioni.
Nel 1652, Cassini osservò, con uno strumento realizzato appositamente, la cometa
apparsa nel cielo di Bologna e ne fece uno dei suoi primi oggetti di studio,
pubblicando la sua prima opera astronomica, De cometa anni 1652 et 1653. Ebbe
successivamente dei contatti epistolari con Pierre Gassendi, cui chiese dati di
osservazioni dei pianeti superiori, necessari per procedere alla soluzione di
numerosi problemi astronomici, legati alla questione tra i sistemi eliocentrico
e geocentrico. Per decidere quale dei due sistemi fosse quello reale, erano
necessarie misure più precise del moto apparente del Sole e dei pianeti e nella
Controversia prima astronomica, del 1655, Cassini indicò tre metodi per
risolvere sperimentalmente la dibattuta questione della disuguaglianza del moto
solare, se cioè la variazione di velocità osservata nel corso dell’anno fosse
reale, secondo quanto previsto dalla seconda legge di Keplero, oppure apparente,
dipendendo solo dalla variazione della distanza relativa tra la Terra e il Sole,
come affermato dai sostenitori dei sistemi geostatici. Proprio per questo scopo,
aveva suggerito la costruzione, all’interno della grande chiesa di San Petronio,
di una meridiana che sostituisse quella tracciata da Egnazio Danti un secolo
prima, destinata a venire distrutta per lavori di ampliamento della chiesa.
L’accuratezza di realizzazione del grande strumento – 67,84 m di lunghezza della
linea meridiana e 27,10 m di altezza del foro stenopeico – consentì a Cassini di
confrontare le variazioni del diametro solare proiettato con le variazioni di
velocità del moto del Sole e di mostrarne l’indipendenza. In Novum lumen
astronomicum ex novo eliometro, del 1654, e in Specimen observationum
Bononiensum, del 1656, dedicato alla regina Cristina di Svezia, riferisce dei
primi risultati ed annuncia, appunto, essere il moto del Sole disuguale non solo
in apparenza, come volevano i sistemi tolemaico-aristotelico e ticonico, ma
fisicamente, in accordo con le previsioni del sistema eliocentrico
nell’interpretazione di Keplero.
Grazie alle osservazioni con la meridiana stabilì anche un valore più esatto
della rifrazione atmosferica, calcolò effemeridi solari più precise di quelle
fino ad allora in uso, cercò di misurare la parallasse del Sole e determinò in
23°29´15´´ l’obliquità dell’eclittica, contro i 23°31´30´´ misurati da Tycho
Brahe (oggi il valore accettato per l’inclinazione di quell’epoca è di
23°28´53´´).
Attività di diversa natura lo distolsero per un certo periodo dalle osservazioni
astronomiche, essendo stato nominato da papa Alessandro VII Sovrintendente alle
Acque statali e Sovrintendente alle fortificazioni di Perugia. Partecipò ad
alcune sedute dell’Accademia del Cimento a Firenze, interessandosi anche a studi
entomologici e a esperimenti sulle trasfusioni di sangue, non abbandonando,
tuttavia, gli studi di astronomia. Nel 1661, sviluppò un metodo per descrivere
le successive fasi di un’eclisse di Sole; nel 1662 pubblicò nuove tavole solari
basate sulle osservazioni effettuate a S. Petronio. Lo studio delle comete
continuò a suscitare il suo particolare interesse; la comparsa di due comete nel
1664 e nel 1665, che osservò con Cristina di Svezia, gli permise di prevederne
il corso, aprendo la strada ai lavori di Halley sulle orbite cometarie.
Ma intanto si aprirono per Cassini nuove e fertili occasioni per le osservazioni
celesti; nel 1664, grazie ad un telescopio di circa sei metri, fabbricato a Roma
da uno dei migliori costruttori di lenti del XVII secolo, Giuseppe Campani,
Cassini ricominciò le osservazioni di Giove interrotte nel 1652. Notate varie
macchie stabili sul pianeta, tra le quali anche la “macchia rossa”, seguì Giove
per ventinove rotazioni, con un nuovo telescopio di circa dodici metri, e ne
calcolò il periodo in 9 ore e 56 minuti, valore molto vicino a quello reale.
All’inizio del 1666 osservò le macchie su Marte, studiò la rotazione del pianeta
e ne calcolò il periodo in 24 ore e 40 minuti (tre minuti in meno del valore
attualmente accettato). Realizzò delle tavole dei moti dei satelliti di Giove e
pubblicò, nel 1668, le Ephemerides Bononienses mediceorum siderum, che furono
usate per diversi decenni per il fondamentale problema della determinazione
della longitudine terrestre, fino a che non vennero rimpiazzate da tavole più
precise che lo stesso Cassini pubblicò a Parigi nel 1693. In particolare,
saranno usate nel 1675 da Olaf Römer nella determinazione della velocità della
luce.
Non meno importanti, tra le attività di Cassini, le lezioni che teneva
all’Università e per le quali ebbe grandi riconoscimenti. Dall’anno accademico
1650/51 al 1664/65 il nome di Io: Dominicus Cassinus si legge nei Rotuli alla
quarta ora pomeridiana, mentre nell’anno 1665/66 è sostituito da Geminiano
Montanari, in quanto impegnato in altre attività fuori Bologna. Dal 1666/67
tenne lezione alla quarta ora mattutina, cattedra ritenuta più prestigiosa di
quella pomeridiana e tali lezioni continuarono effettivamente fino al 1669/70,
quando partì per la Francia, nonostante nei Rotuli il suo nome rimanesse ancora
annotato con la dicitura absens cum reservatione lecturae – per la speranza del
Senato accademico di un ritorno di Cassini a Bologna – fino alla morte
dell’astronomo, avvenuta nel 1712.
A Parigi presso l’Observatoire è conservato un manoscritto in latino, datato
1666, che contiene parte delle lezioni tenute in quell’anno sulla cattedra
bolognese. Gli argomenti trattati si possono dedurre dall’ordine dei titoli
stilato dallo stesso Cassini e riguardano il moto apparente delle stelle fisse,
i sistemi di riferimento astronomici e i cerchi fondamentali della sfera
celeste. Sebbene in tutta l’opera non vi sia apertamente una dichiarazione in
favore del sistema eliocentrico, poiché evidentemente il carattere ufficiale del
corso universitario e l’ambiente nel quale esso era tenuto non lo permettevano,
tuttavia, molte frasi nel testo lasciano supporre una preferenza dell’autore per
il sistema di Copernico.
La fama delle Effemeridi del 1668, così come le sue importanti scoperte
riguardanti i pianeti, attrassero l’attenzione dell’abate Jean Picard, stimato
astronomo francese, che segnalò Cassini al ministro Colbert. Desideroso di
aumentare il prestigio dell’Académie Royale des Sciences, fondata da pochi anni,
Colbert aveva cercato di attirare in Francia i più famosi scienziati stranieri.
Perciò, dopo aver invitato nel 1667 Christian Huygens, offrì a Cassini di
entrare a far parte dell’Académie come corrispondente e l’anno dopo lo invitò a
trascorrere un periodo a Parigi, per offrire il proprio aiuto nella
realizzazione del nuovo osservatorio parigino, la cui costruzione era appena
iniziata. Dopo complicate trattative tra il Senato di Bologna, il governo di
papa Clemente IX e il ministro francese, si giunse ad un accordo grazie al quale
l’astronomo manteneva gli incarichi italiani (e relativa retribuzione), ma
otteneva pure il permesso di soggiornare per un certo tempo in Francia. In
realtà la partenza di Cassini da Bologna, il 25 febbraio 1669, segnò la fine
delle sue attività in Italia.
Dopo aver abitato al Louvre, nel 1671 Cassini si trasferì presso l’Observatoire
Royal, stabilendo un preciso programma giornaliero di ricerche e rilevamenti.
Volle che l’ Observatoire fosse dotato dei più moderni strumenti, come i
cannocchiali di Campani e di Divini, altro famoso costruttore di lenti italiano,
micrometri, quadranti, ottanti ed una torre di legno, alta quaranta metri, per
permettere l’uso delle lenti più potenti e con maggiore lunghezza focale.
Nel 1673, sebbene richiamato in patria diverse volte, sia dal Senato bolognese
che dal Papa, Cassini rese definitivo il suo trasferimento a Parigi, assumendo
la cittadinanza francese. Nello stesso anno si sposò e il figlio Jacques, nato
nel 1677, fu educato all’ Observatoire, dove era destinato a succedergli.
Cassini continuò a Parigi le serie di osservazioni iniziate in Italia. Nel
settembre del 1671 scoprì un secondo satellite di Saturno, Giapeto, e attribuì
la variazione della sua luminosità al fatto che il satellite rivolge sempre la
stessa faccia al pianeta. Nel 1672, osservò un terzo satellite, Rhea, e il 21
marzo del 1684 scoprì Teti e Dione. In aggiunta, la sua grande abilità di
osservatore lo portò a distinguere una banda sulla superficie di Saturno e a
scoprire, nel 1675, che il suo anello era suddiviso in due parti, separate da
una stretta banda oscura, ora chiamata appunto “divisione di Cassini”. Tra il
1671 e il 1679, osservò le caratteristiche della superficie lunare e disegnò una
mappa della Luna, che presentò all’Académie nel 1679. Gli studi sul nostro
satellite gli consentirono di formulare una delle prime ragionevoli teorie sui
moti lunari. Nel 1683, scoprì le cause del fenomeno della luce zodiacale, dovuta
alla riflessione e diffusione della luce solare sulle polveri interplanetarie
sparse nel piano dell’eclittica, che descrisse come une lumière élevée
perpendiculairment sur l’horizon en forme de lance ed ebbe il merito di
riconoscere al fenomeno un’origine cosmica e non meteorologica. Di grande
rilievo storico rimane lo sforzo di Cassini per misurare la parallasse del Sole
e quindi per attribuire al Sistema solare le sue esatte dimensioni, risalendo
alla distanza del Sole con la misura della parallasse di Marte, eseguita quando
il pianeta era vicino all’opposizione. A quest’ultimo scopo adottò come base
trigonometrica per le osservazioni di parallasse la differenza in latitudine tra
Parigi e una località in Cayenna, dove nella primavera del 1672 aveva inviato
Jean Richer con uno strumento che consentiva di stimare angoli di 5 secondi
d’arco. Le osservazioni, pubblicate nel 1679, fornivano per il Sole una
parallasse di 9”,4 (quella oggi accettata è di 8”,79415) pari a una distanza di
139 milioni di chilometri.
Nell’autunno del 1694 Cassini, accompagnato dal figlio Jacques, intraprese un
lungo viaggio in Italia. Giunto a Bologna nel 1695, restaurò la meridiana e ne
corresse gli errori apportati dal tempo, con l’aiuto di Domenico Guglielmini,
con il quale, nello stesso anno, pubblicò i dettagli di questo lavoro ne La
Meridiana del Tempio di San Petronio. Sulla via del ritorno, ripassando da
Perinaldo, Cassini osservò nel suo paese natale, alcune eclissi del satellite di
Giove, Io, utili per misure di longitudine.
Tornato a Parigi nel 1696, contribuì, sebbene fosse già in età avanzata, alla
realizzazione dell’imponente opera della Carte de France. Con l’aiuto di alcuni
collaboratori, tra cui il figlio Jacques e il nipote Giacomo Filippo Maraldi,
misurò l’arco di meridiano da Parigi a Perpignan e compì alcune operazioni di
astronomia e geodesia, che riferì all’Académie. L’impresa della Carte de France
verrà condotta a termine dai suoi discendenti, il figlio Jacques, detto Cassini
II, il nipote César-François, Cassini III, e Jean Dominique, Cassini IV, che
finalmente presentò l’opera cartografica all’Assemblea Costituente, nel 1790:
consisteva in 182 fogli ed era il frutto di quasi centotrentadue anni di lavoro.
Prossimo alla fine della sua esistenza e ormai divenuto cieco, Cassini dettò la
sua autobiografia, che fu pubblicata nel 1710. Morì a Parigi il 14 settembre
1712, a ottantasette anni e fu sepolto nella chiesa di Saint Jacques du
Haut-pas, con una semplicissima lapide “J. D. Cassini - Astronome”.
I suoi discendenti proseguirono i suoi studi all’Observatoire.
L’attualità delle sue ricerche è dimostrata dall’utilizzo che ancora oggi viene
fatto delle cosiddette “Leggi di Cassini”, risultato di studi sulle interazioni
mareali tra i corpi planetari e del loro effetto sulla rotazione dei satelliti.
Professore di Astronomia a Bologna nei seguenti anni:
1650/51 ad Astronomiam
1651-1665 ad Mathematicam quarta hora pomeridianae
1666-1669 ad Mathematicam quarta hora matutinae
1669-1712 ad Mathematicam quarta hora matutinae (absens, cum reservatione
lecturae)
OPERE ORIGINALI E BIBLIOGRAFIA SECONDARIA
GENEALOGIA DELLE FAMIGLIE CASSINI E MARALDI
Da Anna Cassini; "I Maraldi di Perinaldo", Comune di Perinaldo, 2004.
(cortesia dell'autrice)