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Kennedy, Robert Fitzgerald (Bob)
1925-1968
Walter Veltroni, in occasione dell'inaugurazione di una mostra dedicata ai Kennedy a Roma:
«Il mito [dei Kennedy], anche in Italia, crebbe a partire da quel momento [l'assassinio di Dallas], e raggiunse il culmine con la candidatura alle presidenziali di Robert Kennedy. Allora fu davvero il contrario di un fenomeno elitario.
Era la generazione del '68 che diventava protagonista, anche grazie alle idee di libertà e di giustizia che erano alla base del "kennedysmo", che erano portate avanti e interpretate nel modo migliore, e nuovo, da colui che con ogni probabilità, se il suo cammino non fosse stato a sua volta spezzato così bruscamente, nel novembre di quel anno sarebbe diventato Presidente degli Stati Uniti.
Di Bob Kennedy rimane viva l'idea della politica intesa come capacità di tenere uniti realismo e progetto, come esigenza di saldare pragmatismo e principi, quelli ad esempio di una società in cui fossero riconosciuti a tutti i fondamentali diritti di cittadinanza, in cui fossero garantite a ogni individuo pari opportunità, qualunque fosse la sua razza, il suo credo o il colore della sua pelle. "Non c'è nessuna incompatibilità di fondo" diceva " fra ideali e realistiche possibilità, nessuna barriera fra i più profondi desideri del cuore e l'applicazione razionale dell'impegno umano per risolvere i problemi umani".
Questa visione lo rendeva capace di essere in sintonia con il popolo americano, con i suoi sentimenti profondi, con i suoi problemi, con le sue speranze.[...].Cinque anni dopo la morte di John, [l'assassinio di Robert] fu un altro grande momento di emozione collettiva, e fu il segno di quanto fosse forte un legame che in fondo non si è mai spezzato, che va molto al di là degli Stati Uniti, che vive attraverso la memoria. Di questo legame, grazie a questa mostra, alle sue immagini e ai suoi documenti, l'Italia sarà un esempio, sarà un po' il cuore».