Niccolò Copernico.

Cenni storici

Il suo nome risale alla tradizione greca Afrodite, mentre in quella Babilonese veniva indicato con Ishtar. Il fatto che il nome del pianeta fosse associato a quello della dea dell' amore e della bellezza deriva dalla sua notevole luminosità superiore a quella di tutti gli altri pianeti. Venere, come già Mercurio, non si allontana mai troppo dal Sole ed essendo visibile ad occhio nudo dalla Terra, è stato osservato sin dall'antichità. I primi osservatori furono però ingannati dalle apparizioni serali e mattutine del pianeta e, ritenendo trattarsi di due corpi celesti distinti, gli diedero i nomi di Espero e Fosforo. Ci si accorse ben presto che si trattava di un unico astro a cui associarono il nome della dea Venere tuttavia ancora oggi gli si dà il nome di Vespero e di Lucifero per distinguere la apparizione serale da quella mattutina.

Nel Sistema Copernicano è il secondo pianeta partendo dal Sole il cui ciclo completo di apparizioni, serali e mattutine, si compie in 584 giorni.

Venere fu studiato per la prima volta da Galileo Galilei nel 1610 che ne osservò per primo, con un cannocchiale, le fasi. L'osservazione delle fasi secondo un ciclo completo simile a quello lunare confermò la teoria copernicana che lo situava appunto tra la Terra ed il Sole mentre smentì la teoria tolemaica che invece lo poneva in una regione stabile di cielo tra il Sole e la Terra.

Nel 1677 Halley propose di utilizzare le osservazioni di Venere per una determinazione esatta della distanza di Venere dal Sole e quindi delle distanze relative degli altri pianeti del Sistema Solare usando la meccanica celeste. Ciò venne fatto con successive spedizioni dapprima in Estremo Oriente (nel 1761) e quindi nell'Europa Settentrionale (nel 1874) arrivando a stabilire il valore della parallasse solare in 8.85" (secondi di arco). Francesco Bianchini, nei primi decenni del XVIII secolo, effettuò le prime osservazioni del pianeta al fine di determinarne il periodo di rotazione osservando le nubi della sua atmosfera.

Nel 1932 W. Adams e T. Dunham, mediante osservazioni spettroscopiche di Venere nel vicino infrarosso, scoprirono una serie di righe tipica di bande molecolari dovute all'assorbimento del carbonio. Furono queste misure che portarono a formulare l' ipotesi di una atmosfera composta prevalentemente da biossido di carbonio.